I mille (personaggi) cretini di Quim Monzó


Ne senti il richiamo la sera prima di andare a letto, nei momenti “morti” della giornata o in una uggiosa domenica mattina, quando lasciare il tepore del letto è ancora più difficile del solito…

Riflessivo e a volte spietato nella prima parte, esilarante, caustico (termine usato non a caso nella terza di copertina per descrivere le sue trasmissioni televisive) e dissacrante nella seconda.

Con Mille cretini (Marcos y Marcos, 2013; titolo originale Mil cretins) lo scrittore catalano Quim Monzó ci ha regalato una raccolta di racconti brevi che nella seconda parte si fanno brevissimi, proprio il genere di racconti che fa per me. Non come I quarantanove racconti di Hemingway, meravigliosi ma a volte interminabili e più al limite tra il racconto lungo e il romanzo breve. I racconti di Monzó li leggi ciascuno in una sola volta, al massimo in due quelli più lunghi, ma più spesso riesci a leggerne anche più d’uno alla volta (quelli della seconda parte vengono via uno dietro l’altro!) Ne senti il richiamo, quasi il bisogno, la sera prima di andare a letto, nei momenti “morti” della giornata (vedi quando sei al bagno) o in una uggiosa domenica mattina, quando lasciare il tepore del letto è ancora più difficile del solito, ma con la compagnia di questo volumetto è tutta un’altra storia!

Non che mi trovi male con lei, né tanto meno desideri che muoia. Per niente. Ma non fosse stato che doveva morire, non sarei mai andato a viverci insieme, e tanto meno l’avrei sposata. [pp. 32-33]

Su tutti mi è piaciuto il racconto L’elogio nel quale uno scrittore emergente passa dall’adorazione ai limiti dello stalking per l’affermato scrittore e docente universitario Daniel Broto fino al totale disprezzo per lo stesso, che culmina in una recensione al vetriolo del giovane (ormai affermato anche grazie a un elogio del suo ex idolo) sull’ultimo romanzo di Broto, reo solo di aver procrastinato una telefonata al suo ex ammiratore (una vicenda che mi ha ricordato molto quella di due artisti italiani del Cinquecento, Michelangelo Buonarroti e il suo prima irriducibile ammiratore e poi acerrimo detrattore Baccio Bandinelli, come racconta Giorgio Vasari).

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Sorprendente, poi, la perfetta imitazione dell’assenza di logica nei sogni trasposta magistralmente nella prosa del racconto Due sogni, e altrettanto incredibile come Monzó abbia reso avvincente la noia in Guardo alla finestra, dove appunto il protagonista non fa altro che guardare per ore e ore, anzi per pagine e pagine, dalla finestra del suo appartamento.La prima parte si apre e si chiude con il tema degli anziani nelle case di riposo e il relativo dramma dei figli: da Il signor Beneset che riceve la visita di suo figlio e che, con estrema naturalezza, pur conservando la sua virilità anche nella vecchiaia, si veste da donna, forse per non fare sentire l’assenza della madre al figlio, che con altrettanta naturalezza contempla la vestizione; a L’arrivo della primavera, in cui la voglia di morire dei genitori chiusi in un ospizio insieme a «tutti questi vecchi, a questi mille cretini che vivono qui» (p. 90), come dice la mamma, alla fine sembra diventare anche il proposito del figlio per liberarli dalle sofferenze della loro malconcia vecchiaia. Ma alla fine, dopo aver escogitato mille modi per porre fine alle esistenze dei due anziani, nessuno dei tre ha davvero il coraggio di andare fino in fondo, non fosse altro che è ancora inverno, e la primavera è ancora lontana…

La questione è tutta qui: non introdurre mai note dissonanti; essere grigio nel grigiore, non spiccare tra quelli che non spiccano. [p. 131]

La seconda parte si leggerebbe tutta d’un fiato, non fosse per gli impegni quotidiani che ci tengono occupati (lavoro, studio, relazioni sociali, ecc.) Una Madonna che oppone un secco no all’incredulo arcangelo Gabriele (Il sangue del mese venturo), uno scrittore costretto suo malgrado a scrivere un racconto brevissimo, lui che riesce a scrivere con facilità anche centinaia di pagine sul nulla (Trenta righe), per non parlare del principe azzurro che, non riuscendo a svegliare la sua principessa con un semplice bacio, passa a ben altri baci fino a possederla più volte, ma la bella continua a essere addormentata (Una notte).

Una galleria di personaggi inverosimili, su tutti quello che sposa la sua ex solo perché viene a scoprire che è malata e dovrà morire, prima o poi (L’amore è eterno, prima parte). Personaggi dall’evanescente consistenza fisica e con un lavoro generico, ma che si caratterizzano con sorprendente prepotenza attraverso i loro cervellotici ragionamenti, nei quali ci impantaniamo incuriositi e travolti fino a condividerli o quanto meno a comprenderli e giustificarli, riconoscendoli con un atto di pudica autoconfessione affini ai nostri. Personaggi che, proprio per la loro assurdità, sono più reali e credibili che mai!

Quim_Monzo1Monzó è considerato tra i più grandi scrittori degli ultimi decenni (sempre dalla terza di copertina), e addirittura tra i massimi scrittori viventi, com’è stato detto su The Guardian (e come ci fa accorti la quarta di copertina). Non so esprimermi al riguardo, anche perché trovo riduttivo e controproducente idolatrare o mitizzare chiunque, scrittori compresi (si rischia di fare la stessa fine del giovane esordiente di cui sopra). Però, sicuramente, Mille cretini di Quim Monzó mi è piaciuto molto, forse moltissimo!

Piccola nota a margine: appassionato della lingua, della letteratura e della cultura catalana (rappresentata proprio da Monzó, nato a Barcellona, alla Fiera di Francoforte del 2007, con una prolusione in forma di racconto per festeggiare la sua Catalogna, in quell’anno Paese – sic! – ospite d’onore), leggendo la versione italiana ho provato a immaginare la veste linguistica originale, e solo in questo modo si comprendono meglio alcune scelte, che a prima vista potrebbero far storcere il naso, della traduttrice Gina Maneri, che credo abbia semplicemente voluto, certo in alcuni tratti forzando un po’ la mano, riprodurre l’andamento della lingua di Pere Calders.

¡Visca Catalunya!

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2 pensieri su “I mille (personaggi) cretini di Quim Monzó

    1. Sono contento che le mie parole ti abbiano incuriosito e invogliato a leggere ‘Mille cretini’: ci troverai un umorismo intelligente, sottile e paradossale! Quando lo avrai letto anche tu, fammi sapere cosa ne pensi! 😉

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