Toni Servillo: non chiamatelo artista


La carriera teatrale di Toni Servillo, dalla post-avanguardia degli anni Settanta e Ottanta fino all’interpretazione dei classici, dal Filottete, passando per Molière, fino a Eduardo De Filippo, ripercorsa nell’ultimo libro di Anna Barsotti, Il teatro di Toni Servillo. Con dialogo (Titivillus, 2016).

Diviso in due parti, la prima riguarda il Servillo attore, la seconda il Servillo regista. Ma, a dispetto del titolo, nel libro non si parla solo di teatro: la prima parte, infatti, con l’andamento proprio di un racconto teatrale, indugia anche sul cinema di Toni Servillo, nonostante che Anna Barsotti ne rivendichi innanzitutto la personalità di attore teatrale. E a proposito del titolo, lo stesso Servillo tiene a precisare che “io in realtà non ho mai detto che c’è un mio teatro, così come invece esiste il teatro di Eduardo o di Leo de Berardinis”.

Nel libro c’è il repertorio degli spettacoli di Servillo, le sue regie dei vari Eduardo, Raffaele Viviani, Enzo Moscato, ecc., e la ricostruzione degli spettacoli. “Credo che sia necessario creare la memoria – sostiene Anna Barsotti – in particolare degli spettacoli di Servillo, e spero che leggendo il libro si possano rivedere questi spettacoli, a partire da Zingari, che non si trova certo in versione video!”.

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Il volume è stato presentato lo scorso 5 maggio a Pisa, nell’aula magna del Polo Carmignani, con l’autrice, professore ordinario di Discipline dello Spettacolo presso il dipartimento Civiltà e Forme del Sapere dell’Università di Pisa; con Carlo Titomanlio, ricercatore dello stesso dipartimento che ha curato un capitolo sulle scelte scenografiche e le regie liriche; con Cesare Molinari, professore emerito dell’Università di Firenze, storico del teatro e autore della prefazione. E soprattutto con Toni Servillo, che ha incantato il pubblico, composto per la maggior parte da studenti universitari, e accorso numerosissimo per incontrare e ascoltare l’attore e regista casertano. Vorrei quindi soffermarmi su alcuni passaggi del suo intervento.

Attore militante. Fin dalle prime pagine del libro viene fuori che Toni Servillo non vuole essere definito artista, ma piuttosto interprete. Meglio ancora, “attore militante”, per usare le sue stesse parole. “Ho scritto pochissimo nella mia vita, mai una poesia, mi limito a stento a interpretare”. Spazia dall’interpretazione teatrale a quella cinematografica, dalla sceneggiatura alla regia teatrale, dal doppiaggio fino agli audiolibri. “Ma la mia – spiega – è una continuità con una sua coerenza interna al servizio di ambiti e personaggi diversi”. Militante “e soprattutto – continua – indipendente, al punto che nel mio modo di relazionarmi al mestiere posso dire no a tante cose e sì a determinate altre. Questa è una manifestazione di libertà”.

Due anime. Appena uscito il suo ultimo film, Le confessioni, per la regia di Roberto Andò, Servillo ha raccontato il suo diverso rapporto col teatro e col cinema. E, tra le due anime, si capisce chiaramente quale predilige…

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2 pensieri su “Toni Servillo: non chiamatelo artista

  1. Articolo molto interessante di Francesco che mette in risalto un “Artista” del nostro tempo che non vuole essere chiamato artista ma è proprio perchè è un “Artista- attore e regista. Un grande personaggio Bravo Francesco

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